INCONTRO
L'alveare come modello per riconsiderare il ruolo dell'uomo nel mondo e misurare le trasformazioni dell’ambiente
In collaborazione con World Biodiversity Association Onlus e Fondazione Edmund Mach
L'alveare come modello per riconsiderare il ruolo dell'uomo nel mondo e misurare le trasformazioni dell’ambiente from Articolo9 on Vimeo.
L’ape mellifera è un organismo autoctono in gran parte dell’Europa, dell’Africa e del Medio Oriente. Questo insetto sociale si trova all’apice di un percorso coevolutivo che ha coinvolto le piante a fiori manifesti e alcuni insetti che hanno trovato nell’impollinazione la principale fonte di alimenti. L’uomo preistorico ha subito scoperto la straordinarietà dei prodotti dell’Ape mellifera e ancor di più con la nascita dell’apicoltura, l’attenzione all’ape è sempre stata rivolta al suo stretto rapporto con l’uomo cioè all’apicoltura. Ma l’Ape mellifera è molto di più, e lo studio di questo straordinario insetto, oggi seriamente minacciato di estinzione, può fornire sia una chiave di lettura del rapporto tra uomo e ambiente che possibili percorsi scientifici fino ad oggi poco battuti.
Relatore: Paolo Fontana
Ph. D. Entomologo presso Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige (TN). Presidente di World Biodiversity Association onlus. Dottore in Scienze Agrarie ed entomologo, dal 2009 è ricercatore presso la Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all’Adige, dove ha fondato un gruppo di ricerca sulle api e l’apicoltura in seno al Centro di Trasferimento Tecnologico. E’ autore di oltre 170 lavori in cui sono descritte 74 nuove specie di insetti e 14 nuovi generi e affrontati temi quali la biogeografia, la bioacustica e la biologia degli insetti. Da alcuni anni tiene corsi di apicoltura ed ha una intensa attività divulgativa sia nel campo dell’apicoltura che dell’entomologia in genere, dell’agricoltura sostenibile e della conservazione. Dal 2014 è presidente della World Biodiversity Association onlus
Sede dell'incontro: Verona, Museo Storia Naturale, Lungadige Porta Vittoria, 9
Palazzo Pompei, sede del Museo civico di Storia Naturale di Verona, è uno degli edifici più importanti dal punto di vista storico e architettonico della città. Commissionato dalla ricca famiglia Lavezzola tra gli anni 1530 e 1550 al geniale architetto Michele Sanmicheli, divenne successivamente proprietà della famiglia Pompei e nel 1833 il conte Alessandro Pompei lo donò al Comune di Verona per accogliere esposizioni, raccolte d'arte e collezioni scientifiche di notevole prestigio e importanza della città. Il nucleo originario del palazzo venne ampliato, a partire dal 1858, con la progressiva annessione di spazi e case adiacenti.
Nelle ampie stanze del palazzo trovano oggi posto sedici sale espositive, la biblioteca, i laboratori, i depositi delle collezioni e gli uffici del Museo.
Il Museo civico di Storia Naturale dì Verona ospita le sezioni scientifiche dedicate allo studio di minerali e rocce, paleontologia e zoologia.
Le sezioni di preistoria e botanica sono ospitate nella Palazzina Comando dell'Arsenale Austriaco di Verona.
Il materiale scientifico raccolto dai ricercatori del Museo e da tanti naturalisti nel corso di ormai quasi cinque secoli viene oggi meticolosamente preparato e catalogato, studiato e quindi conservato nelle collezioni o esposto al pubblico nelle sale. Il Museo svolge quindi un ruolo centrale e determinante nella ricerca scientifica e nella pubblicazione di saggi e testi divulgativi.
Molto attiva è anche la sezione didattica e comunicazione che ha come scopo la divulgazione della cultura naturalistica tra i vari gruppi di pubblico (scuole, adulti, famiglie, associazioni, ecc.).